Perché il monopattino elettrico è una scelta ecologica

Perché il monopattino elettrico è una scelta ecologica

Il monopattino elettrico sta riscuotendo enorme successo negli ultimi anni, in particolare nell’anno appena trascorso è stato riscontrato un aumento altissimo e considerevole delle vendite di questo mezzo: solo nei primi 7 mesi del 2020 sono stati venduti 125.000 monopattini. Tra i motivi di questo boom vi sono sicuramente l’erogazione del Bonus Mobilità e i servizi di sharing, molto diffusi nelle città.

Il monopattino è considerato “il mezzo dell’ultimo miglio” perché utilizzatissimo dai pendolari per coprire brevi distanze verso stazione o posto di lavoro. Come viene spiegato su migliormonopattinoelettrico.it, rappresenta una scelta pratica ed ecologica da preferire all’automobile, rispetto alla quale è maneggevole, più veloce per gli spostamenti brevi e facile da piegare e trasportare, evitando il noioso problema del parcheggio.

Tipologie di monopattino

Sul mercato esistono diverse tipologie di monopattino elettrico, le più diffuse sono:

  • monopattini a due ruote, lo standard;
  • monopattini a tre ruote, con una coppia di ruote anteriori;
  • monopattino hoverboard, auto-bilanciante a due ruote e sprovvisto di un manubrio;
  • monopattino biga (stile Segway), un hoverboard con manubrio.

I tre marchi più amati

Negli ultimi anni, molte aziende hi-tech e automoilistiche hanno deciso di lanciare il proprio monopattino sul mercato, vediamone le più gettonate:

  • Segway-Ninebot: uno dei produttori più amati. Fra i suoi modelli di punta troviamo il Max G30, appena rimodernato;
  • Xiaomi: la casa cinese produttrice di smartphone ha proposto modelli di successo, come il Mi Scooter 2 Pro. Il suo punto di forza è il prezzo accessibile;
  • Razor: propone modelli elettrici autonomi e potenti, come il Razor E 300, dotato di un’ampia pedana che conferisce il massimo confort.

L’impatto ambientale del monopattino

Il monopattino elettrico sta diventando il mezzo indispensabile per muoversi in modo sostenibile in centro abitato, perché è uno strumento veloce, maneggevole e soprattutto non inquinante. Negli ultimi anni, con l’aumento della consapevolezza sul cambiamento climatico, molte persone hanno deciso di virare verso questo mezzo.

L’uso del monopattino consente la diminuzione delle auto e perciò dello smog cittadino, offre la possibilità di compiere brevi tragitti, attraversando il traffico in modo più fluido: questo lo rende preferibile all’auto e fa sì che il numero di veicoli per strada si riduca. Inoltre è un mezzo a emissioni zero, non rilascia sostanze inquinanti come anidride carbonica o metalli pesanti.

Un altro aspetto cruciale è il tema del riciclo: al termine del ciclo di vita di un monopattino, gran parte dei materiali, come alluminio e acciaio (di cui sono solitamente composti i telai) può essere riciclata; le batterie al litio invece possono essere rigenerate tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Per misurare l’impatto ambientale del monopattino, dobbiamo analizzare le quattro fasi del suo ciclo di vita, ognuna delle quali ha il suo impatto ambientale.

Le prime due fasi riguardano la fabbricazione e l’energia impiegata durante la fase di produzione, durante queste l’impatto ambientale si può ridurre utilizzando materiali riciclabili, come alluminio, metalli ed energia rinnovabile.

Poi c’è la fase di utilizzo, durante la quale il veicolo non produce CO2, perciò, più a lungo verrà utilizzato, maggiore sarà il vantaggio ecologico.

Infine abbiamo le fasi di manutenzione e fine ciclo, che vertono sullo smaltimento e il riciclo: i veicoli elettrici sono realizzati con materiali rari e potenzialmente inquinanti, è perciò fondamentale prendersi cura dello smaltimento delle batterie e degli stessi veicoli, per evitare l’inquinamento.

La battaglia per l’ecosostenibilità è tutta giocata sull’aspetto legato al ciclo di vita effettivo del monopattino: il consumo di CO2 si abbasserebbe a 141g di CO2 per km se i monopattini in sharing venissero utilizzati per almeno due anni, e, addirittura, arriverebbe a 65g di CO2 se si utilizzasse un mezzo di proprietà.