Le bioplastiche costituiscono una percentuale ancora minima della produzione annuale del mercato. Continuano a prevalere prodotti plastici tradizionali e fibre sintetiche. Tuttavia, l’impiego delle plastiche ecologiche sta crescendo anche grazie alle campagne di sensibilizzazione sugli effetti del cambiamento climatico.
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Che cosa sono le bioplastiche? Sono l’alternativa ecologica alle plastiche tradizionali: l’impatto delle bioplastiche (BP) è molto ridotto, abbatte notevolmente la quantità di CO2 emessa durante il processo produttivo.
Il più delle volte, si tratta di materiali biodegradabili derivati da sottoprodotti o rifiuti vegetali: di conseguenza, si riducono i tempi per lo smaltimento. L’impatto dei rifiuti di plastica sull’inquinamento ambientale è un serio fenomeno globale responsabile di contaminazione che impatta sulla sicurezza alimentare.
Negli ultimi anni, governi nazionali, istituzioni internazionali e industria della plastica hanno messo in campo nuove strategie per produrre materiali ecocompatibili e per il riciclo. Produrre bioplastiche su larga sala significa, però, adibire a coltivazioni dedicate significative porzioni di terreno agricolo sottraendole alle colture destinate alla produzione alimentare.
L’Europa è uno dei maggiori hub nell’industria delle bioplastiche con un quarto della produzione mondiale. Nell’ambito della sperimentazione e produzione di plastiche ecologiche, l‘Italia è uno dei capofila nella ricerca; secondo i dati 2019 di Plastic Consult per Assobioplastiche, il mercato italiano è in espansione (+ 100% rispetto al 2012).
Esistono specifiche norme di certificazione riguardo alle bioplastiche?
Che cosa sono le bioplastiche
Le bioplastiche fanno parte integrante delle politiche di economia circolare e sostenibilità ambientale. Portano vantaggi alle aziende in termini energetici, riduzione dell’impronta di carbonio, smaltimento. Cosa sono e quali sono i nuovi biopolimeri amici dell’ambiente?
European Bioplastics definisce le bioplastiche una tipologia di plastiche che può essere biodegradabile, bio-based (a base biologica) o entrambe le cose.
In questa grande famiglia di polimeri, si distinguono tre principali tipologie, ovvero bioplastiche:
- derivate (in tutto o in parte) da biomasse come bio-PE, bio-PP, bio-PET. Non sono biodegradabili;
- derivate (in tutto o in parte) da biomasse come PLA, PHA, PHB, plastiche a base di amido. Sono biodegradabili;
- interamente derivate da materie prime non rinnovabili come PBAT, PCL, PBS. Sono biodegradabili.
Le bioplastiche vengono impiegate principalmente per la raccolta differenziata (sacchetti per l’umido), imballaggio e consumo di articoli monouso per alimenti come bicchieri e posate, trasporto di merci (buste per la spesa, bottiglie), agricoltura (vasetti, pellicole). Vengono utilizzate anche in altri settori: automobilistico, calzaturiero, fibre e tessuti non tessuti.
Plastiche bio-based e biodegradabili
In base al processo produttivo ed al riciclo, si possono individuare due tipologie di bioplastiche:
- plastiche bio-based derivate in tutto o in parte da materie prime rinnovabili e vegetali (canna da zucchero, amidi, cellulosa, alghe, oli vegetali). Vengono usate nel packaging per alimenti o nelle fibre per il settore tessile. Non sempre sono biodegradabili;
- plastiche biodegradabili e compostabili: si decompongono facilmente quando vengono disperse nell’ambiente grazie all’azione di batteri o altri microorganismi, inquinano meno rispetto alla plastica convenzionale. Vengono usate per il packaging nel settore alimentare e sono a base soprattutto di amido e PLA, materiali biologici privi di sostanze chimiche nocive.
Le bioplastiche usate per il packaging: norme e requisiti
Nel settore alimentare, le bioplastiche devono essere idonee al contatto con gli alimenti (Regolamento CE 1935 e del Regolamento CE 10). Per i requisiti, bisogna fare riferimento a norme tecniche come ISO 13432 e ISO 14995.
Tuttora non esistono norme e certificazioni specifiche per le bioplastiche impiegate nel packaging. L’UE sta lavorando per uniformare il Regolamento CE 2023 indicante le best practice di fabbricazione dei materiali che vengono a contatto con prodotti alimentari.
In attesa di un regolamento ufficiale, le aziende continuano a riferirsi ai suddetti regolamenti UE considerando gli aspetti organolettici degli alimenti da confezionare. Naturalmente, i materiali più sicuri in termini biologici e chimici hanno un impatto diverso sugli alimenti rispetto alla plastica tradizionale.
Siamo certi che saranno presto adeguanti anche gli standard internazionali BRCGS Packaging, IFS Pac Secure ed FSSC 22000, in merito a questi nuovi materiali per i produttori e trasformatori di materiali a contatto alimentare.
Come possono regolarsi le aziende alimentari? Dovrebbero analizzare le materie prime e la qualifica dei fornitori, valutare i MOCA (requisiti minimi dei materiali) effettuando test.
Inoltre, prima di riportare qualsiasi dato riferito ai materiali delle bioplastiche nelle etichette e schede tecniche, le organizzazioni devono comprovarle se non vogliono rischiare sanzioni.
Rispettare appieno i regolamenti disponibili offre un grande vantaggio alle aziende. Un’organizzazione riconosciuta per il suo impegno sostenibile migliora la sua affidabilità, reputazione e credibilità sul mercato. È un importante valore aggiunto per distinguersi sul mercato internazionale. Molte catene della GDO richiedono i requisiti di sostenibilità ambientale per i prodotti a marchio.